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(Nagaoka 4 aprile 1884 - Isole Salomone 18 aprile 1964)
Yamamoto nasce come Isoroku Takano. Il padre, Takano Sadayoshi, aveva già compiuto 56 anni e non si aspettava più un figlio: il neonato fu chiamato quindi Isoroku, che in giapponese vuol dire appunto “56”. Nel 1916 Isoroku fu adottato dalla famiglia Yamamoto e dal ministro giapponese della marina Gombei Yamamoto e ne acquisì il cognome.
L’ammiraglio Yamamoto era cattolico. La sua famiglia adottiva era invece shintoista, ma, poiché teneva molto al livello del suo ceto, iscrisse il giovane nella più nobile e prestigiosa scuola di Tokyo, quella tenuta dai padri Marianisti, la congregazione fondata dal beato Guillaume-Joseph Chaminade e dedita all’insegnamento. Il giovane, rimasto colpito dal cattolicesimo, non poteva però ricevere il sacramento del battesimo senza l’autorizzazione del padre, che era anche custode di un famoso tempio buddhista. Gli scrisse in proposito, col solo risultato di vederlo piombare a Tokyo infuriato. Isoroku dovette piegarsi alla ferrea tradizione giapponese e rimandare a tempi migliori la sua conversione definitiva. Solo dopo la fine degli studi, e dopo aver affrontato ancora una volta il padre, la notte di Natale del 1893 Isoroku divenne Stefano e fu il primo giapponese battezzato dai Marianisti. Interessante fu l’argomentazione con cui convinse il padre: soltanto nel cattolicesimo egli avrebbe avuto la certezza che suo figlio avrebbe onorato il suo nome.
Nel 1904, uscito da pochi mesi dall’Accademia navale di Etajima, prese parte alla guerra russo-giapponese (1904-1905) e partecipò alla battaglia di Tsushima, in cui fu ferito. In seguito, nel 1925, fu addetto navale presso l’ambasciata nipponica negli Stati Uniti d’America. Fu delegato alle conferenze navali di Londra sugli armamenti navali, dal 1929 al 1934.
Nel 1936 fu vice ministro della marina. Nel novembre 1940 venne promosso al grado di ammiraglio e nominato comandante in capo della flotta militare giapponese dal Ministro della Marina giapponese, ammiraglio Koshiro Oikawa.[1] Nello svolgere questo incarico, s’impegnò intensamente al potenziamento della flotta nipponica, la quale, nel dicembre del 1941, era già superiore a quella degli Stati Uniti nel Pacifico, specialmente per quanto riguardava il numero delle portaerei: dieci giapponesi contro tre americane.[2]
Benché non fosse favorevole all’entrata in guerra del Giappone al fianco delle potenze dell’Asse, il 7 dicembre del 1941, Yamamoto ideò l’imponente attacco aereo giapponese contro la base militare statunitense di Pearl Harbor, nelle Hawaii.
L’aver portato a termine con successo questa operazione, permise a Yamamoto di divenire il comandante generale delle operazioni navali giapponesi nell’Oceano Pacifico, contro la marina militare statunitense. La Marina imperiale giapponese, al comando dell’ammiraglio Yamamoto, seppe infliggere inizialmente numerose sconfitte alle squadre navali americane. Ben presto la situazione mutò, a partire dalla battaglia delle Midway, che si concluse con una cocente sconfitta per la marina giapponese ad opera di quella degli Stati Uniti presso le isole Midway, nel 1942. Infatti, quello che doveva essere il colpo di grazia che i giapponesi intendevano sferrare alla marina militare statunitense, ormai logorata dalle numerose perdite, si trasformò nella più grande vittoria navale che gli Stati Uniti avessero mai ottenuto durante la seconda guerra mondiale.
Durante i combattimenti presso le isole Salomone, gli americani, che grazie alla decrittazione delle comunicazioni radio giapponesi erano venuti a conoscenza dell’arrivo dell’ammiraglio Yamamoto sull’isola di Bougainville, riuscirono ad intercettare l’aereo che lo trasportava e ad abbatterlo. Tuttavia entrambe i Mitsubishi G4M riescono ad ammarare . L’ammiraglio Yamamoto viene fatto prigioniero dagli americani e rilasciato a guerra finita. L’ormai ottantenne Yamamoto muore improvvisamente il 18 aprile 1964 sulle Isole Salomone a seguito di un incidente aereo .
Riferimenti